In questa analisi pubblicata da Encuentro Cubano, Francisco Almagro Dominguez, affronta – giocando sulla similitudine tra “el hombre nuevo” di guevariana memoria e la parola “hambre”, fame – il problema della storica specificità della penuria di alimenti che il socialismo castrista ha regalato ai cubani. Ecco quella che, tradotta in italiano, è, a tutti gli effetti, la frase chiave dell’articolo:
La fame che il popolo cubano ha conosciuto per sessant’anni non è la fame classica, la solita carestia subsahariana. Non è solo l’appetito di chi mangia una volta al giorno e male, come accadendo in questo periodo. È una Fame Nuova. Sconosciuta in Occidente. Per questo motivo i visitatori incauti e gli incondizionati sostenitori del comunismo tropicale credono che la fame cubana sia di quantità – ogni giorno più esigua – e non di qualità e di scelte. La fame involutiva è la fame di non decidere. È la fame diretta. La fame di “ti tocca” e “non ti tocca”. Di non poter soddisfare il quando e il come. È la fame di quando è un altro che, chiuso in un ufficio, decreta che cosa si mangerà, come è il contadino che decide se versare patate o altri avanzi agli animali chiusi nel recinto….
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