Perché i giocatori lasciano il baseball cubano? E quanti lo avrebbero fatto se l’accordo tra la Federazione cubana (FCB) e la Major League Baseball (MLB), firmato il 19 dicembre 2018 e rotto dal governo di Donald Trump l’8 aprile 2019, fosse rimasto in piedi? Questo è quel che si chiede il Granma, organo ufficiale del Partito Comunista di Cuba, dopo che, all’inizio di ottobre, ben 12 dei 23 giocatori che formavano parte della selezione nazionale under 23 hanno disertato con l’ovvia intenzione di continuare negli Stati Uniti la propria carriera sportiva.
“Non bisogna nascondere la palla – scrive il Granma – ciò che accade con il baseball è parte d’una precisa strategia del Governo degli Stati Uniti tesa distruggere la Rivoluzione. In questo quadro, la ‘pelota’ è un bersaglio perfetto, perché si tratta di qualcosa che è nel DNA cubano, alla radice della nostra nazionalità; parte dei valori patri fin dal tempo dei ‘mambises’ nel XIX secolo”. Il baseball, scrive il quotidiano del PCC, “è un tratto distintivo della nostra identità nazionale e della nostra cultura”.
“Quando fu siglato quel documento – prosegue il Granma – lo stesso commissario della MLB, Rob Manfred, dichiarò: «Per anni la MLB ha cercato di porre fine alla tratta di giocatori di baseball cubani da parte di organizzazioni criminali, creando un’alternativa sicura e legale per la loro firma con i Grandi Campionati. Questo accordo raggiunge questo obiettivo e permetterà alla prossima generazione di giocatori cubani di perseguire il loro sogno senza sopportare le difficoltà che devono affrontare gli attuali e futuri cubani che sono stati nelle Grandi Leghe»……