Non erano molti, appena qualche centinaio, ma secondo alcuni hanno, a loro modo, “fatto la storia”. Perché, come sostiene Ana León su Cubanet, marciando per le vie dell’Avana, hanno rotto un “coprifuoco” (“toque de queda”) che, nella Cuba castrista, durava da sempre. Per altri – ed in particolare per la “principessa” Mariela Castro, figlia di Raúl e dinastica protettrice del movimento LGTB, non si è, al contrario trattato che d’una provocazione organizzata dal nemico imperialista per confondere e dividere. Fatto sta che l’11 maggio 300 appartenenti al movimento hanno, senza autorizzazione (e senza il consenso della “principessa” sfilato per le vie dell’Avana. Sfilato, ovviamente finché hanno potuto, perché, come prevedibile (e come presumibilmente previsto dagli organizzatori) la marcia è stata brutalmente interrotta dall’intervento di una nutrita schiera di poliziotti e funzionari del Minint. Sul tema, ecco, qui di seguito, un paio di articoli articoli che vale la pena leggere.

Cuban police arrest demonstrators taking part in the LGTBI march in Havana, on May 11, 2019. - More than a hundred people participate in a demonstration for the LGTBI rights in Havana on Saturday. (Photo by YAMIL LAGE / AFP)