Friday, April 19, 2024
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Karl e José, gli inseparabili

In un articolo pubblicato in prossimità del Primo di Maggio, il Granma ribadisce come due siano i pensatori sulle cui idee si fonda il socialismo cubano: Karl Marx e José Martí. E se pochi dubbi possono esserci sul primo – ovvero su Karl Marx e sul suo socialismo – assai più controversa si fa la cosa sul lato del secondo. Era socialista José Martí? L’articolo, risolve il dilemma in questo modo: Martí non era socialista, ma era profondamente “anticapitalista e antimperialista”. Quindi…..

Storicamente, la fauna del terrore con tana negli Stati Uniti ha preteso, e lo ha fatto, di utilizzare José Martí a suo piacimento, spogliarlo del suo vero carattere e prenderlo come ente legittimatore delle azioni compiute contro Cuba.

Il suddetto branco, il cui odio per il nostro paese è già di per se morboso, ci accusa di antimartiani perché, secondo loro, come noi siamo socialisti e Martí non lo era, non siamo meritevoli della condizione martiana.

I recalcitranti nemici della Rivoluzione sollevano un presunto antisocialismo a Martí. Per questo ricorrono a testi martiani che prendono per sé e, com’è prevedibile, travisano, decontestualizzano e alterano le idee in essi contenute.

Chi tradisce chi?

In questo modo speculano su un Martí che sarebbe contro il socialismo a Cuba, e ciò giustificherebbe l’ipotesi che hanno preteso di legittimare, nella quale alcuni hanno creduto ciecamente che tradiamo l’Apostolo dell’indipendenza.

È vero che Martí non ha militato nel socialismo, e ci sono ragioni sufficienti per capirlo. Non si tratta di ignoranza delle idee socialiste. Queste sono penetrate nella società americana, provenienti dall’Europa, la cui ondata migratoria cresceva a causa dello sviluppo disuguale rispetto agli Stati Uniti negli ultimi decenni del XIX secolo.

Ricordiamo che Martí visse quasi 15 anni a New York, e conosceva profondamente la società del Nord. Le diverse correnti politiche europee si scontrarono con una realtà diversa e, ad esempio, fenomeni come l’anarchismo si fecero strada.

Martí non è estraneo a questa situazione, e la studia e la comprende in modo eccezionale. Per questo è del tutto fuori discussione che Martí non conoscesse il socialismo. Ora, sono state molte le tendenze, schematiche e riduzioniste che erano lontane da quelle teorizzate da Marx ed Engels.

Tuttavia, e questo particolare ci avvicina alla relazione esistente tra le idee di Martí e quelle di Carlo Marx, è necessario chiarire che l’Apostolo conobbe il pensiero e la prassi rivoluzionaria del gigante teorico, Almeno abbastanza da scrivere di Marx dopo la sua morte.

Ciò che per alcuni è una critica (vista negativamente), è davvero un elogio a Marx. La critica è esercizio del criterio, e Martí ha esercitato il suo.

Contro il colonialismo e l’imperialismo

Perché non assumere o militare nelle idee socialiste? Si potrebbe pensare che non le condivideva, ma la questione è un’altra. Qual era l’obiettivo primo per Martí nella Rivoluzione che organizzava?: l’indipendenza, essere liberi dal colonialismo spagnolo.

Se l’indipendenza di Cuba era il primo obiettivo per Martí, nella Cuba coloniale non aveva senso applicare altre teorie. Martí capì che non era il momento? Lo sarebbe stato dopo? Non possiamo saperlo, ma l’Apostolo aveva in mente un progetto ultrademocratico, come ha detto Mella, per fondare una repubblica con tutti e per il bene di tutti.

Ci troviamo di fronte a un profondo e profondo pensatore che aveva le proprie idee, che ha forgiato in circostanze molto controverse. Martí sviluppò una filosofia che aveva la sua base nell’elitismo colto dai precursori della nazionalità cubana, e sebbene ricevette molte influenze, seppe integrarle molto bene e giungere a conclusioni, alle proprie tesi.

In questo caso, era molto chiaro al Maestro che la sua lotta non rispondeva agli interessi in lotta della vecchia Europa, ma a salvare la Patria da due modelli colonizzatori: quello che già ci dominava con un braccio di ferro insanguinato, e quello che pretendeva di farlo: la politica espansionistica e di annessione degli Stati Uniti. Era quest’ultimo il più grande dei pericoli: il nascente imperialismo.

Inoltre, l’indipendenza cubana non dovrebbe essere sostenuta da una determinata classe sociale. La lotta non sarebbe tra borghesi e proletari, ma tra tutti i cubani e un sistema colonizzatore. Qui sta una differenza: era indispensabile unire le volontà, raggiungere il consenso, aggiungere patrioti.

L’indipendenza cubana così doveva essere garantita, per poi edificare la Repubblica del decoro e della dignità, senza copiare modelli: né quello europeo né quello delle repubbliche latinoamericane la cui indipendenza era solo di forma e non di spirito, tanto meno il modello americano.

Quanto sopra esposto non significa che Martí fosse antisocialista, sarebbe leggero e goffo un ragionamento del genere, ma pone in giusta misura la visione di Martí.

In questo senso, è valido riconoscere che Martí dovette concentrarsi sulla questione operaia, che non era altro che la lotta di classe tra capitalisti e operai, quello che lui chiama il «problema sociale».

Marti, come Marx, milita per la giustizia sociale. Non ha forse fatto fortuna con i poveri della terra? E nel suo elogio a Marx ha espresso: «come si è schierato dalla parte dei deboli merita onore». Per quanto riguarda la terminologia, è vero che Martí non usa quella che nell’ambiente socialista si usava, il che non vuol dire che l’Apostolo ignorasse la realtà degli sfruttatori e degli sfruttati.

La sua scommessa sui poveri della terra è una presa di posizione convincente, una scelta chiarissima. Il suo codice etico era anticapitalista: respingeva l’esaltazione del materiale, condannava l’egoismo e la disumanizzante pratica dei ricchi. Era un sostenitore dell’equità, della giustizia sociale e della piena dignità dell’uomo. I suoi valori erano molto simili a quelli di un sistema socialista.

Con queste idee non dico che era socialista. In una lettera del 1894, al suo amico Fermín Valdés Domínguez (che lo era), egli espresse: «Due pericoli hanno le idee socialiste, come tante altre: quello delle letture estranee, confuse e incomplete, e quello della superbia e rabbia dissimulata degli ambiziosi che per andare levandosi nel mondo cominciano a fondersi, per avere spalle su cui alzarsi frenetici difensori dei bisognosi…».

Martí non rinnega il socialismo

Si noti che Martí non rinnega il socialismo, sostiene che queste idee hanno due pericoli, come quelli di lui. Il punto è che non era necessario estrapolare idee che, sebbene potessero funzionare nella realtà europea, nella cubana no. Qualcosa come quello che diceva José Carlos Mariátegui: senza calco e senza copia.

Quello che deve essere chiaro è che non possiamo chiamare socialista Martí, ma molto meno antisocialista, come non si può negare che Martí fosse un profondo anticapitalista e antimperialista. Il suo antimperialismo fondatore lo fece combattere le pretese annessioniste che percepì durante i quasi 15 anni in cui visse nel mostro, come chiamò gli Stati Uniti in lettera a Manuel Mercado. È stata una rivelazione martiano il pericolo che rappresentava per l’America la politica espansionistica dell’imperialismo.

La visione antimperialista di Martí lo portò a rifiutare ogni traccia di proposta indegna per Cuba, ogni traccia di annessione, per esempio. Ci avverte Martí: «E una volta a Cuba gli Stati Uniti, chi li tira fuori? Né perché Cuba dovrebbe rimanere in America, come secondo questo precedente, a modo -non del popolo che è, proprio e capace-, ma come una nazionalità artificiale, creata per ragioni strategiche? Base più sicura voglio per il mio popolo. Quel piano, nei suoi risultati, sarebbe un modo diretto di annessione. E la sua semplice presentazione lo è».

Martí ci guida oggi nella battaglia contro l’insostenibile modello capitalista e neoliberale che tanto danneggia il mondo….

Leggi l’intero articolo, in spagnolo, sul Granma

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